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La ragazza del treno di Paula Hawkins e le sue voci femminili

copertina romanzo La ragazza del treno di Paula Hawkins dal blog Good Book Night




Recensione La ragazza del treno - Paula Hawkins (PiemmeEditore)

ovvero Come alimentare la mia sfiducia nel prossimo

Il fatto è che mi sento coinvolta nella vicenda e nel suo mistero. Non sono più soltanto una ragazza sul treno, una che va avanti e indietro senza motivo, senza scopo. Voglio che Megan torni a casa sua sana e salva.

"La ragazza del treno" è uno di quei libri che ho comprato convinta dalla miriade di pareri positivi, molto tempo dopo la sua pubblicazione (persino il film - che non ho visto - era già stato nelle sale da un po'). E non me ne sono affatto pentita, ha tutto: mistero, personaggi psicologicamente ben costruiti, un intreccio di vite che viene svelato per frammenti dalle voci delle protagoniste. Sì, perché i capitoli, tutti scritti in prima persona, raccontano la storia solo dal punto di vista delle donne di questo romanzo: Rachael, Megan/Jess e Anna.
Attraverso le loro parole e i salti temporali, il lettore compone la trama, pezzo dopo pezzo, e, sommando i loro punti di vista, giunge a risolvere il momento iniziale: la morte di Megan.

La vita di Rachael, la ragazza del treno, e quella di Jess/Megan si muovono su binari paralleli: le loro vite si sfiorano, ma non si incontrano mai. Eppure, la storia dell'una sarà essenziale, nel bene e nel male, per la vita dell'altra.

Il romanzo è assurdamente coinvolgente: immaginate una lettura a luci spente, sotto il piumone con il cuore in gola. Quando l'ho terminato, ho dovuto iniziare un altro libro dai toni più leggeri (o almeno credevo, ahimé) per riprendermi.

Cosa mi è piaciuto: le voci  narrative femminili; l'imperfezione dei personaggi: Rachael è la vittima o la stalker? (impossibile non porsi questa domanda fino alla fine); i temi su cui fa riflettere: violenza fisica e psicologica sulle donne, la solitudine in una società affollata.

Sentirsi vuoto: lo capisco perfettamente. Comincio a credere che non esista una soluzione. L’ho imparato dalla psicoterapia: i buchi della vita non si chiudono più. Devi crescere intorno a loro, come le radici che affondano nel cemento, e devi rimodellarti intorno alle crepe.

viaggiare in treno
Il treno è il filo conduttore tra i personaggi: quello su cui viaggia Rachael ogni giorno per (fingere di) andare a lavoro e che passa su quel binario che scorre così vicino alla sua vecchia casa, quella in cui abitava con Tom e dove ora lui vive con Anna e con la loro bambina, ma anche davanti alla casa della coppia che la mattina Rachael vede in terrazza a fare colazione e baciarsi, che sembra così felice e di cui lei ha immaginato una vita meravigliosa, così distante dalla sua: Jason e sua moglie Megan. Ma l'apparenza spesso inganna.
Il treno è la metafora delle loro vite che scorrono e a volte subiscono brusche battute d'arresto come delle fermate improvvise e forzate che bloccano il flusso e ti obbligano a riflettere sulla direzione in cui stai andando.

Di notte, quando rimango sveglia nel letto, sento una voce nella mia testa che continua a ripetermi di darmela a gambe. Quando chiudo gli occhi, ho la mente piena di immagini di vite passate e future, vedo le cose che desideravo, quello che ho avuto e che ho gettato via. Ogni strada che intraprendo finisce in un vicolo cieco: la galleria chiusa, le villette di Blenheim Road, la curiosità molesta delle noiose ragazze del pilates, i binari in fondo al giardino, i treni che sfrecciano ricordandomi in continuazione che io sono ferma qui, che non vado da nessuna parte.

Dentro l'acqua di Paula Hawkins
Un romanzo dal ritmo serrato, ai limiti del claustrofobico. Un ottimo precedente per "Dentro l'acqua", il romanzo di Paula Hawkins, edito sempre da Piemme lo scorso 2 maggio. Io lo leggerò sicuramente.

Dal sito Piemme: "Di tutte le cose che Julia sa, o pensa di sapere, di sua sorella, ce n'è solo una di cui è certa davvero: Nel non si sarebbe mai buttata. Era ossessionata da quel fiume, e da tutte le donne che, negli anni, vi hanno trovato la fine - donne "scomode", difficili, come lei -, ma mai e poi mai le avrebbe seguite".

Un appunto sul film ispirato al primo romanzo: ho visto il trailer e non capisco minimamente la scelta di Emily Blunt, che sarà anche bravissima, ma con la descrizione di Rachael - trasandata e in sovrappeso - ha ben poco a che fare.


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