Riflessioni sulla letteratura per ragazzi al Festival PassalaParola
La serata è perfetta. Nemmeno una nuvola in cielo e il silenzio di un
pubblico che pian piano raggiunge il proprio posto, pregustando l’incontro con
due scrittori tutt'altro che sconosciuti: Fabio
Geda e Nadia Terranova.
“Anime scalze”, l’ultimo
romanzo di Geda, è solo il punto di partenza di un dialogo che ha come focus
gli adolescenti e la ricerca, tipica
di questa fase, di un proprio posto nel
mondo. Come? La risposta di due scrittori non poteva che essere una: i libri. I mondi immaginari che vivono
tra le pagine come alternativa alla gabbia che ogni adolescente sente attorno a
sé, perché forse quando si cresce e si cerca ancora di capire se stessi, i
limiti e le differenze con gli adulti sono la cosa più immediata da percepire.
Così, mentre raccontano i loro libri e i loro personaggi, in un
continuo scambio di ruolo tra chi intervista e chi viene intervistato, quelli
che conosciamo sul palchetto allestito nel chiostro di Palazzo Santa Margherita
non sono solo Fabio Geda e Nadia Terranova scrittori,
ma soprattutto lettori.
I loro aneddoti di infanzia
e adolescenza pullulano di insegnanti che su un carrello della mensa portano in
classe i volumi tra cui scegliere la lettura del mese, di librerie lungo la
strada di casa, di libri di famiglia che non bastano più, perché troppo diversi
dal proprio gusto che si sta personalizzando, di libri preferiti.
Fiabe, serie tv e romanzi che fanno paura: sono davvero così pericolosi?
La paura nei libri attrae i lettori – il primo libro “scelto” di Geda fu uno di Stephen King -ma spesso è mal interpretata da genitori troppo ansiosi, che vorrebbero eliminarla persino dalle fiabe. Ce ne parla, in particolare, la Terranova riferendosi al suo racconto d’infanzia preferito, quello di Barbablù, spesso additato come istigatore di violenza, femminicidio, e nelle recenti edizioni rivisitato in chiave moralista e forzata: “io non capisco chi pensa che favole e cronaca giochino nello stesso campionato”, dichiara l’autrice, che allo stesso modo riflette sull'accusa fatte a fiabe come quella di Cenerentola, di diffondere un’immagine stereotipata della donna. La sua visione è differente: “se una fiaba insegna un stile di vita stereotipato è perché lo si respira altrove”. Siamo noi, secondo la Terranova, a riempire gli archetipi delle fiabe.
Il mondo degli adulti sembra, dunque, giudicare con eccessiva
preoccupazione letture paurose, fiabe anacronistiche e romanzi o serie tv che
approfondiscono temi “neri” per così dire. Un esempio, è quello di “Tredici”. Quando alcuni genitori hanno
espresso a Fabio Geda la paura che la serie o il romanzo potessero istigare in qualche
modo al suicidio, il suo consiglio è stato semplice: guardatela o leggetelo insieme a loro e parlatene. “Fatevelo spiegare da loro”, aggiunge
sardonica la collega. L’anello di congiunzione tra il
momento favola della buonanotte ai figli e quello in cui scelgono da
soli cosa leggere esiste e sta nel dialogo. E nel rispetto dei loro gusti.
Nell'accettazione inevitabile che non
esiste un solo tipo di adolescente e tanto meno un solo tipo di lettore,
adulto o ragazzo che sia.
“L’educazione alla lettura significa educare all'amore per i libri”
Non all'amore per quelli che
piacciono a noi. Inevitabile la discussione su un argomento che la scorsa
estate ha infervorato docenti, genitori e lettori forti: le liste di libri da leggere in estate. Quali libri devono suggerire,
classici o contemporanei? Dobbiamo far conoscere i grandi della letteratura ai
ragazzi come
prerogativa assoluta o per invogliarli a leggere dovremmo dare
spazio ai generi che appassionano le nuove generazioni? (in una di queste
liste, per fare un esempio, c’era “After” di Anna Todd). “I classici” riconosce
Geda “possono comunicare con alcuni ragazzi e con altri no. La letteratura
fortunatamente prosegue e gli scrittori come sempre sono radar del
cambiamento”. Aggiunge la Terranova: “Una lettura sana è quella che tratta i
contemporanei con la stessa attenzione e lo stesso rispetto dei classici e che
legge i classici come contemporanei”.
La questione è semplice, riassume Geda: “Non dobbiamo scegliere i loro romanzi, ma educarli a scegliere cosa
leggere”.
Non dimentichiamoci, aggiungerei io, che noi
non-più-da-poco-adolescenti siamo la generazione di Moccia e Twilight, quindi
forse questi nasi storti davanti a titoli come “After” e “Calendar girl” sono
un grosso e poco coerente senno di poi.
Le altre tappe della manifestazione
Il Festival “Passa la Parola”,
ideato dalla libreria Castello di Carta,ha concluso ieri la sua tappa a Modena, per proseguire a Spilamberto e Castelvetro. Sul sito ufficiale
trovate il programma completo di eventi e momenti di formazione.
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